Gianfranco Damico è docente in corsi post-universitari e svolge attività di coaching, formazione e consulenza con privati, aziende, enti pubblici, organizzazioni, scuole. Negli ultimi quindici anni ha lavorato con migliaia di persone, insegnanti, manager, professionisti, genitori, a dimensioni quali la crescita personale e l’eccellenza umana in tutte le sue forme. Da sempre interessato alla filosofia occidentale e a sistemi di pensiero orientali come Taoismo e Buddismo, ha un Master Practitioner in PNL, un diploma di Life-Coach e un Master in Gestione Risorse Umane.
Gianfranco ha scritto anche dei libri che potete trovare su Amazon:
Piantala di essere te stesso! Liberarsi dai propri limiti ed essere felici
Le emozioni sono intelligenti. Esercizi per allenare il cuore e la mente
Il codice segreto delle relazioni: Usare il cervello per arrivare al cuore
Mai abbastanza si ama la fuggente vita: Meraviglia da danza e da combattimento
1. Quali sono i libri che hanno notevolmente influenzato la tua vita?
I libri che mi hanno influenzato di più in assoluto sono quelli legati al taoismo e al buddhismo zen, in autori come Alan Watts e Daisetsu Teitaro Suzuki, che ne scrissero il primo in modo assolutamente gioioso e discorsivo, il secondo come filosofo e studioso. In realtà per me partì dalla cultura beat americana, con autori come Jack Kerouac e Allen Ginsberg, che rivoluzionavano tra gli anni 50 e 60 la cultura americana e il modo il modo di porsi verso la tradizione e l’establishment in quanto giovani –tutta la controcultura nasce anche da loro. Loro parlavano di questi mondi spirituali diversi, e io crescevo e molte cose del cristianesimo, e ancor meno del cattolicesimo, non mi convincevano per niente, non mi parlavano di nulla. Quando scoprii quelle dimensioni, fu come essere finalmente arrivato a casa. Testi come il Chung Tzu diventarono il mondo dove intrapresi il mio viaggio spirituale. Ma non solo spirituale. Lì c’è anche un altro modo di sentire e concepire la vita e praticare il pensiero. Anche lì mi ritrovai perfettamente, e ancora adesso credo che il mio modo di usare la mente e il mio intelletto segua certi sentieri che lì sono stati tracciati. Poi, naturalmente, si tratta di abbandonare ogni sentiero e tracciare i propri.
Un altro autore che ho amato moltissimo –ci feci pure la tesi di laurea- è Charles Bukowski, che mi ha tenuto compagnia per anni. Bukowski l’ho amato perché raccontava la vita e l’uomo per com’è, non per come dovrebbe essere. E lo faceva con una poesia e un’umanità straordinarie. A suo modo, un santo, uno che era riuscito a vedere la meravigliosa bellezza della vita passando anche dagli inferni che ci tocca vivere.
2. Hai un tuo “fallimento preferito”?
Oh, ne ho uno che è assolutamente il mio preferito. Più o meno 20 anni fa, la ragazza con cui stavo da 10 anni e a cui mi sentivo legatissimo, mi lasciò a 3 mesi dal matrimonio, con le partecipazioni fatte e la casa comprata. Mi parve che il mondo mi fosse crollato addosso. E in effetti era così. Ma fu il più bel regalo che il cielo potesse farmi, anche se io non lo sapevo ancora. Il mio equilibrio interiore sul piano emozionale era infatti ancora un lavoro da compiere, e ancor di più la mia autonomia sul piano affettivo. C’erano molte cose che non andavano proprio bene per me, in quella relazione, eppure io ci stavo dentro col terrore di perderla. Ci pensò la vita per me, attraverso la sua decisione. Il completamento del dono avvenne infatti da lì a breve: incontrai la ragazza con cui sto magnificamente ancora adesso, che ora è la mia signora e la madre dei nostri due splendidi ragazzi; posso dire “l’amore della mia vita”, vissuto in una mia dimensione interiore che è nel frattempo giunta a un diverso livello di equilibrio, certamente anche grazie a lei. Insomma…sto benissimo! Tutto questo non sarebbe avvenuto senza quel “fallimento”, e oggi sarei probabilmente uno dei tanti divorziati un po’ ammaccati. Questo mi ha insegnato una cosa fondamentale: che bisogna avere fede nella vita, che non bisogna mai lasciarsi andare a troppa tristezza quando le cose si mettono male. Restare aperti. La vita è flusso e noi anche, e ti porterà altre cose, altre storie, altro senso. Questo è diventato poi il mio modo di stare al mondo.
3. Se tu potessi avere un gigantesco cartellone che manda un messaggio a milioni o miliardi di persone – cosa ci sarebbe scritto e perché?
Ci scriverei “cura il tuo pensiero, la tua mente; se lo fai, la tua mente si prenderà cura di tutto il resto, e lo farà benissimo. Se non lo fai, camminerai come un nottambulo senza lanterna a cercare sentieri di felicità nel buio più pesto. Scegli”
4. Qual è uno degli investimenti migliori o più vantaggiosi che tu abbia mai fatto?
In assoluto il tempo speso coi miei figli che crescono e la vicinanza a mia moglie e alla nostra attività. Vedi, c’è stato un tempo in cui gli impegni professionali –e i successi- sono stati per me misura e indice di realizzazione personale. Andare, prendere un aereo, albergo, sessioni, incarichi. Poi ho smesso. Non so, nessuna soddisfazione legato a quegli ambiti era neanche lontanamente paragonabile alla gioia di starmene a giocare coi miei figli o ad andarmene al mattino con mia moglie al mercato a fare la spesa per la trattoria che lei gestisce con la sua famiglia –e ora anche io. E quando il tempo scorre, quando vedi laggiù in fondo l’orizzonte ultimo a cui tutti siamo destinati, non hai voglia di fare delle cose che sai non sono quelle che ti accendono il cuore. Vuoi fare quelle altre. Attenzione, io amo il mio lavoro, sempre. Quello che voglio dire è che ho spostato l’investimento di tempo molto più sulla dimensione affettiva. Paradossalmente, quando l’ho fatto, sono venute anche alcune soddisfazioni sul piano del mio impegno col mondo. Vedi i libri. Che non avrei avuto tempo comunque di meditare e scrivere se avessi continuato a girare come una trottola. Oggi mi godo la mia famiglia, il nostro ristorante, il mio tempo e la vita. Poi, ogni tanto, vado a fare formazione e consulenza. Che forse ne sono usciti di molto arricchiti e densi.
5. Qual è un’abitudine insolita o una cosa assurda che tu ami?
I cimiteri. Adoro andare nei cimiteri e osservare tutte quelle facce. Ne immagino le storie, cerco di indovinarne le vite, ciò che sono stati. Ogni volta che sono in una città o un paese nuovo, se posso –non è una fissazione, intesi- vado a vedere il suo cimitero. Mi danno pace, i cimiteri, senso, prospettiva, poesia. E una grande voglia di non sprecare un attimo del tempo e della vita che ancora mi rimangono. Esaltano la compassione umana in me, e la gioia di essere vivo.
6. Negli ultimi cinque anni, quale nuova convinzione, comportamento o abitudine ha migliorato la tua vita?
Una su tutte: la capacità, che per me è stata una conquista, di mandare al diavolo quelli che sento hanno varcato il limite del rispetto; la capacità di porre dei confini e di farli rispettare, quella di togliere ogni possibilità agli scontenti del mondo, ai risucchiatori di energia, ai frustrati e recriminanti che usano te come pattumiera dei loro veleni, di attaccarsi alla mia vita e di togliermi tempo e meraviglia. Facciano quello che credono, ma non con me. Quando accade, glielo dico in due secondi netti. Dopo quei due secondi arriva il vaffanculo.
7. Che consiglio daresti a uno studente universitario intelligente e motivato che sta per entrare nel “mondo reale”?
Non lo so. Forse di stare attenti a quelli che sanno tutto, hanno capito tutto. La vita va sperimentata, vissuta, giocata. Gli direi va e gioca. Scegliti dei maestri se vuoi, gente che ha fatto pezzi di strada che tu non hai ancora fatto, ma che sii tu a scegliere. Coltiva la tua mente: leggi, ascolta musica, vai al cinema, vediti qualche mostra d’arte. Fai cose che ti entusiasmano….Leggi i libri di Gianfranco Damico…ah ah ah!!!
8 . Quando ti senti sopraffatto o fuori forma, o hai temporaneamente perso la concentrazione, cosa fai?
La campagna. La natura. Guarda, io sono cresciuto con mio nonno in campagna. Credo di averne assorbito la magia, che quella magia si sia infilata in me. Il ronzio degli insetti nel silenzio. La grazia delle erbe e dei fiori. Il vento che gioca con i rami e le foglie. I profumi. E’ per me uno stato di beatitudine profonda e di presenza assoluta nell’attimo. Mi basta andare a farmi le mie passeggiate –spesso lo facciamo con la mia signora; raccogliamo arbusti e fiori coi quali decoriamo la trattoria, e le erbe aromatiche che usiamo in cucina- per ritrovare il centro del mio equilibrio. Adoro le grandi città, le metropoli –quelle asiatiche più di tutte-; mi danno il brio, l’energia e la magia del grande teatro dell’uomo. Ma quando devo tornare in me, al centro del mio essere silenzioso, originario, prezioso, è in campagna, al cospetto degli alberi e della terra e delle nuvole che lente solcano il cielo, e lì che vado.
10. Dove possiamo seguirti sul web?
https://www.facebook.com/gianfranco.damico.71